mercoledì 8 settembre 2010

I GAS E I SISTEMI DI GARANZIA PARTECIPATIVA

I GAS e i sistemi di garanzia partecipativa

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I GAS E I SISTEMI DI GARANZIA PARTECIPATIVA

Documento del gruppo di lavoro sulla “certificazione partecipata”

Assemblea nazionale GAS - DES 2010 – Osnago (LC), 5 e 6 giugno 2010

«stringete la mano che vi nutre.

Non appena lo fate, l’affidabilità torna ad essere una questione di rapporti umani invece che di normative,

etichette o responsabilità legali. […]

La regolamentazione è un sostituto imperfetto di quell’affidabilità e di quella fiducia che sono parti

integranti di un mercato nel quale produttore e il consumatore possono guardarsi negli occhi. Solo

quando saremo corresponsabili di una catena alimentare corta potremo, settimana dopo settimana,

prendere coscienza del fatto che noi facciamo parte di una catena alimentare e che la nostra salute dipende

dalla sua gente, dai suoi terreni e dalla sua integrità – dal suo stato di salute.»1

Cosa sono i sistemi di garanzia partecipativa?

La definizione di IFOAM recita:

“I sistemi di garanzia partecipativa (PGS – Participatory Guarantee Systems) sono sistemi di assicurazione

della qualità che agiscono su base locale. La certificazione dei produttori prevede la partecipazione attiva

delle parti interessate (stakeholders) ed è costruita basandosi sulla fiducia, le reti sociali e lo scambio di

conoscenze.”2

Sui medesimi fattori appare fondata la definizione offerta da Euclides Mance:

“La certificazione partecipativa […] è un sistema solidale di formazione della credibilità così costruito: una

attività in rete che unisce produttori e consumatori a partire dalle proprie locali relazioni di fiducia.” 3

Significativa appare l’elencazione degli elementi chiave di un PGS proposta da IFOAM, che ben si adattano

ad entrambe le definizioni proposte:

1. orizzonte (vision) condiviso: produttori e consumatori devono condividere consapevolmente i principi

ispiratori del PGS;

2. partecipazione: la credibilità del sistema è una conseguenza della partecipazione attiva di tutti gli attori;

3. trasparenza: tutti gli attori coinvolti devono avere un buon livello di consapevolezza delle modalità di

funzionamento del sistema. Non dunque una mera esposizione formale di tutti i dettagli (che possono

apparire falsamente informativi, se eccessivamente minuti o tecnici), ma una effettiva e sostanziale

conoscenza diffusa dei passaggi principali e degli elementi fondanti del processo;

4. fiducia: il sistema si basa sulla convinzione, diffusa tra tutti gli attori, che i produttori agiscano in buona

fede e che la certificazione sia espressione di tale affidamento;

5. apprendimento: la certificazione deve tradursi in un processo di apprendimento collettivo permanente,

che irrobustisce tutta la rete coinvolta;

6. orizzontalità: tutti gli attori coinvolti nel PGS devono condividere il medesimo livello di responsabilità e

competenza nel processo.

1 M. Pollan, In difesa del cibo, Adelphi, 2009, pp. 169 - 170

2 http://www.ifoam.org/about_ifoam/standards/pgs.html

3 “é um sistema solidário de geração de credibilidade que surgiu desta forma: uma atividade em rede que articula

produtores e consumidores a partir das próprias relações de confiança local”. Euclides André Mance, Como organizar

um sistema de certificação partecipativa, p. 258, in Euclides André Mance (a cura di), Como organizar redes solidàrias,

DP&A editora, 2003

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Benché in questo contesto i termini “garanzia” e “certificazione” vengano spesso utilizzati alla stregua di

sinonimi, l’utilizzo del primo pare preferibile in quanto meglio si presta ad esprimere la “gradualità” (possiamo

dire “con un certo grado di garanzia”), in luogo del secondo che rimanda ad una situazione esclusiva e

discreta (un prodotto/processo o è certificato o non lo è, non può esserlo “in una certa misura”).

Perché i GAS intendono promuovere sistemi di garanzia partecipata?

Il processo di certificazione di terza parte (il classico “bollino”) non appare sempre il più adeguato a garantire

la qualità di una produzione o le caratteristiche di un produttore in aderenza ai principi dell’economia delle

relazioni, che auspichiamo dovrebbero informare anche i rapporti tra GAS e produttori di riferimento.

In particolare i consueti sistemi di certificazione:

· prevedono un ruolo passivo del produttore (il produttore si adegua a indicazioni di altri) e

l’estraneità del consumatore (che non ha alcuna parte nel processo). Passività ed estraneità,

ovvero l’antitesi della partecipazione paritaria e diretta che ispira la pratica dei GAS e le relazioni con i

produttori di riferimento;

· agiscono su base esclusiva e discreta: chi risponde alle caratteristiche del protocollo è “dentro”, gli

altri “fuori”.4 I PGS sono basati su un processo di apprendimento collettivo che aspira a coinvolgere

paritariamente tutti gli attori interessati, ed implicano dunque la gradualità: l’adesione al meccanismo di

garanzia partecipata esprime, in piena trasparenza, tanto la volontà di raggiungere un certo obiettivo

(definito da un protocollo condiviso), quanto il grado di raggiungimento dello stesso. In altre parole,

equivale alla dichiarazione di un produttore (sostenuta da opportune evidenze, dalla fiducia e dalla rete

sociale di riferimento) di collocarsi all’interno di un processo, alla volontà di muoversi in una certa

direzione. Una sorta di dichiarazione del tipo: “quest’anno sono arrivato fino a qui, i consumatori e tutte

le parti interessate ne sono perfettamente consapevoli, ma ci stiamo attrezzando a raggiungere per

l’anno prossimo l’obiettivo condiviso con il gruppo di garanzia”;

· traggono legittimità dalla indifferenza rispetto al contesto ed alla scala locale: il protocollo di

certificazione è il medesimo per territori diversi o differenti tipologie di produttori (piccoli, grandi, più o

meno strutturati, ecc.), aspetto che rappresenta un importante elemento di garanzia (tanto è vero che i

protocolli sono definiti su scala elevata, nazionale o sovranazionale). La certificazione partecipativa al

contrario si realizza in una rete territorialmente circoscritta, ereditandone le peculiarità: il meccanismo di

certificazione sarà dunque differente da contesto a contesto, concentrandosi sugli elementi di volta in

volta più critici o verso i quali la rete sociale di riferimento esprime maggiore sensibilità (la dignità del

lavoro, la sostenibilità sociale, il metodo produttivo, la difesa del suolo, la tutela della biodiversità, il

recupero di saperi, ecc.) , offrendone naturalmente evidenza in perfetta trasparenza. Per questa ragione

ogni sistema di garanzia partecipata ha un suo “marchio”, diversamente dai meccanismi di certificazione

di parte terza, nei quali l’esito del processo di certificazione è proprio il diritto a fregiarsi dell’unico

marchio disciplinato dalla normativa nazionale o sovranazionale;

· sono specializzati verticalmente, su singoli aspetti: ogni “bollino” certifica un solo aspetto di un processo

produttivo o un prodotto, e con riferimento non a principi generali ma ad una determinata versione della

normativa di riferimento (ad es. la medesima certificazione ISO 9001 nella versione 2008 è parzialmente

differente da quella della versione 2000). I PGS, basandosi sulla rete relazionale, possono invece considerare

un produttore ed i processi produttivi che lo vedono implicato nella loro integrità, contemplando

contemporaneamente più aspetti e/o aprendosi a più passaggi della filiera (approssimando appunto una

certificazione di filiera). Ad es. possiamo porre all’attenzione di un unico sistema di garanzia partecipata la

dignità dei lavoratori e la sostenibilità ambientale di un processo produttivo, considerando non solo l’attività

che si svolge nell’azienda produttiva, ma anche chi si occupa della logistica e dell’imballaggio. Tale attitudine

appare particolarmente vicina a quella dei GAS, che affrontano la scelta di un produttore a partire dalla

relazione complessa che instaurano con esso (che abbraccia naturalmente una molteplicità di aspetti) e con

tutte le fasi che conducono dalla materia prima alla consegna del prodotto finito;

4 Va precisato che non mancano modelli di certificazione di parte terza che prevedano una gradualità di giudizio, con

marcature differenziate a secondo del grado di aderenza alla normativa raggiunto (ad es. il modello EFQM). Si tratta

tuttavia non solo di eccezioni (a fronte delle consuete modalità di certificazione), ma anche di meccanismi tesi a

suscitare la competitività (non a caso spesso associati a concorsi e premiazioni) e/o ad enfatizzare la vicinanza ad un

traguardo, assai differentemente dall’approccio inclusivo che informa i PGS.

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· richiedono una significativa burocrazia e costi non sempre sostenibili: i tradizionali sistemi di

certificazione, basati su un elevato livello di formalizzazione, necessitano una particolare cura

amministrativa, che non sempre i produttori piccoli, locali o artigianali possono (o intendono) sostenere,5

senza considerare i costi (diretti ed indiretti) che ne derivano (di certificazione, consulenziali, di gestione

del marchio, royalities, ecc.). I PGS riducono al minimo la burocrazia, privilegiando il confronto diretto;

inoltre i costi vengono contenuti essenzialmente alla copertura delle spese vive, alla cura delle rete, alla

comunicazione ed all’eventuale coinvolgimento di esperti / tecnici esterni.

I GAS intendono dunque promuovere i PGS perché appaiono coerenti con il loro approccio (più di quanto

non lo sia la tradizionale certificazione di terza parte): paritari e basati sulla relazione, inclusivi, vicini al

contesto locale, multi-criterio, adatti anche ai piccoli produttori, più leggeri, dinamici e adattivi.

***

I PGS consentono di aprirsi ad altri contesti: non avrebbe senso formalizzare un processo di garanzia

partecipata a solo beneficio dei GAS. I GAS hanno già i loro produttori di riferimento, di cui si fidano, e che

“certificano” con il passaparola: quando un GAS è alla ricerca di un nuovo produttore non cerca un marchio,

ma chiede ad altri GAS della propria rete, oppure lancia un appello alla mailing-list nazionale.

Un “marchio” serve dunque per colloquiare con contesti esterni (più o meno contigui), per la stessa ragione

per cui la certificazione tradizionale è indispensabile per chi vuole immettere i propri prodotti nei consueti

canali distributivi.

Un marchio gestito su base fiduciaria e partecipata può consentire di ampliare le reti distributive dei prodotti

rimanendo protagonisti del processo, senza snaturare il quadro relazionale e valoriale, prendendo però atto

che la sostenibilità delle filiere di economia solidale necessita spesso di una scala più ampia dei soli GAS (a

meno di non voler incoraggiare un improbabile consumismo gasista!).

Tale apertura significa anche estendere l’insieme dei produttori di riferimento, evitando (come spesso capita

alle reti di GAS) di concentrarsi su pochi produttori virtuosi già “accreditati”. L’approccio della garanzia

partecipativa, inclusivo e graduale, favorisce infatti il coinvolgimento attivo di nuovi soggetti promuovendone

concretamente (entro un processo di apprendimento collettivo e di condivisione dell’impegno) la

trasformazione secondo (o almeno la contaminazione con) i principi dell’economia solidale.

Come possono i GAS promuovere concretamente la sperimentazione di sistemi di garanzia partecipata?

Concretamente un PGS si realizza a partire da un “tavolo locale” di incontro tra un produttore (o più

produttori) e uno o più gruppi di consumatori organizzati (GAS), basato su una pre-esistente relazione

fiduciaria e diretta tra GAS e produttore. In una visione più ampia il tavolo locale rappresenta il punto di

contatto di reti più estese, che propagano al loro interno informazioni sul sistema di garanzia (trasparenza) e

fiducia nella tenuta del meccanismo (credibilità).

In altre parole, è la rete stabile di relazioni tra GAS che rende un singolo gruppo “affidabile”: io mi fido di quel

GAS, in virtù della relazione costruita nel tempo, e dunque mi fido del PGS che quel GAS contribuisce a

costituire. Allo stesso modo il produttore non dovrebbe partecipare in quanto singolo, ma come nodo di una

rete fiduciaria di riferimento che lo qualifica e che va curata o promossa:6 che si tratti di produttori o

consumatori, la cura della rete emerge dunque come elemento decisivo.

Il primo nucleo operativo di un PGS dovrà tra l’altro stabilire:

· cosa certificare: quali aspetti sono rilevanti per quel particolare PGS e dunque inseriti nel protocollo di

certificazione e sottoposti a verifica? Il metodo produttivo, la dignità del lavoro, l’impatto ambientale, la

difesa del territorio, la tutela varietale, ecc.? Le modalità di definizione del prezzo di vendita vengono

inserito nel quadro della certificazione?

5 Significativa appare a questo proposito la “Campagna popolare per una legge che riconosca l’agricoltura contadina e

liberi il lavoro contadino dalla burocrazia” (www.agricolturacontadina.org), promossa da diverse ed autorevoli reti

contadine di base.

6 Lo stabilirsi di una rete fiduciaria locale tra produttori è un aspetto delicato e spesso critico. Accanto alle fisiologiche

“diffidenze” ed a interessi potenzialmente configgenti, va considerato l’approccio dominante che colloca le imprese

sempre e comunque in posizione competitivo: un retorica che condiziona tutto il discorso economico scoraggiando la

concezione di reti cooperative di imprese impegnate in giochi economici “a somma positiva” (dove tutti vincono, a

differenza del gioco competitivo “a somma zero”, dove la “vincita” si ottiene a scapito di chi “perde”).

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· con quali modalità effettuare le verifiche: chi effettua le visite presso le aziende aderenti al PGS? Con

quale frequenza? È necessario l’intervento di tecnici o esperti esterni?

· come gestire gli esiti negativi delle verifiche: normalmente in un PGS si assume che il mancato rispetto

del protocollo di garanzia condiviso sia frutto di un difetto di informazione/formazione. Conseguentemente,

la rilevazione di irregolarità (purché non tale da interrompere il rapporto di fiducia) non comporta

l’esclusione, ma l’attivazione di un momento formativo o altri opportuni strumenti di adeguamento

(tipicamente l’affiancamento da parte di altri produttori o esperti) attivamente supportato dagli altri partner. Il

rispetto del protocollo di garanzia costituisce dunque una assunzione collettiva di responsabilità, il cui peso

non viene scaricato sul singolo produttore, ma condiviso da tutta la rete che sostiene il PGS;

· quali attori partecipano al PGS: la tipologia degli attori costituenti la rete a sostegno del PGS non

necessariamente è limitata a produttori e consumatori, ma dipenderà dalle caratteristiche locali e dagli

obiettivi del sistema. Ad esempio, potrebbe essere auspicabile la partecipazione del sindacato o di

associazioni per la difesa dei diritti dei migranti, quando un obiettivo caratterizzante è la tutela della

dignità del lavoro, oppure degli enti locali, ecc.;

· quali produttori partecipano al PGS: quali caratteristiche deve avere un produttore per entrare a fare

parte di un PGS? Si prevede un periodo di affiancamento e formazione?

· come dare visibilità al PGS: con quali regole gestire il “marchio”?

Una ipotesi operativa: un sistema di garanzia partecipata per gli agrumi calabresi e siciliani

L’ipotesi di sperimentazione muove dai seguenti presupposti:

· gli agrumi rappresentano un prodotto stagionale di largo consumo, dunque gestibile per un tempo

limitato ma con volumi importanti, caratteristiche indicate per una prima sperimentazione circoscritta nel

tempo ma non trascurabile nell’impatto;

· esiste una consolidata relazione tra molti GAS del Nord Italia e diversi produttori agrumicoli del Sud;

· esiste una rete di GAS consolidata e diversi reti locali di produttori, con particolare riferimento al

Consorzio “Le Galline Felici” (Arcipelago Siqillyàh) ed al ruolo catalizzatore di Roberto Licalzi;

· i gravi episodi di razzismo accaduti a Rosarno hanno sollecitato l’attenzione anche del pubblico generico

e meno attento, evidenziando una certa sensibilità al tema e dunque una importante opportunità di

comunicazione.

Tali presupposti appaiono particolarmente funzionali all’attivazione sperimentale di un PGS dedicato agli

agrumi (già a partire dalla stagione produttiva 2010/2011?). Nella fattispecie possiamo immaginare, al fine di

avviare la riflessione operativa, un PGS caratterizzato dai seguenti elementi (per i quali si evidenziano

contestualmente alcune potenziali criticità):

1) cosa certificare: una filiera degli agrumi provenienti dal Consorzio “Le Galline Felici” e dalla costituenda

cooperativa agricola di Rosarno, garantendo sia il metodo colturale biologico, sia la dignità dei lavoratori

(lungo tutta la filiera).

a) Abbiamo qualche esperienza di agricoltura biologica, ma sulla tutela della dignità del lavoro cosa

sappiamo dire? Il paradigma “sindacale” che rappresenta il nostro riferimento culturale (l’assunzione

“in regola”) è veramente funzionale alla tutela del lavoro migrante e stagionale in agricoltura? Che

interesse ha il migrante stagionale ad alimentare un sistema pensionistico e di welfare del quale

presumibilmente non beneficerà mai? Come favorire condizioni dignitose non solo sul piano

retributivo, ma anche della qualità della vita individuale e sociale (alloggio, vitto, assistenza medica e

legale, relazioni positive con la comunità ospitante)?

b) È necessario o auspicabile determinare a priori un prezzo minimo di vendita, al di sotto del quale

diviene ragionevole ipotizzare lo sfruttamento del lavoro e/o rese superiori a quelle consentite da un

metodo produttivo biologico? Come pervenire a tale determinazione?

c) Certificare tutta la filiera implica la garanzia della tracciabilità (a tutti i livelli: materie prime,

trasformazione, logistica): siamo in grado di assicurare la visibilità e la registrazione permanente di

tutti i passaggi? È un “costo organizzativo” che siamo in condizioni di affrontare (identificazione,

codifica, base dati, etichettatura, ecc.)?

2) con quali modalità effettuare le verifiche: una visita delle aziende coinvolte da parte di un gruppo

espressione di tutti gli attori coinvolti nel PGS, accompagnato almeno da un tecnico esperto di

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agricoltura biologica e da un altro produttore della zona. Durante la prima visita saranno incontrati anche

i lavoratori, stagionali e non (se necessario andrà prevista una figura di mediatore linguistico e culturale).

Nel corso della stagione un tecnico effettuerà almeno una seconda visita, così come una delegazione

incontrerà nuovamente i lavoratori.

a) Come individuare i consulenti esperti e le funzioni specializzate? Sulla base di quali criteri?

3) come gestire gli esiti negativi delle verifiche: il gruppo di gestione del PGS discuterà innanzitutto con il

produttore le ragioni del mancato rispetto del protocollo (negligenza, problemi oggettivi o contingenti, scarsa

disponibilità di risorse, deficit formativo, ecc.). Se le ragioni non sono da interrompere il rapporto fiduciario,

verrà concordato un opportuno affiancamento da parte di un altro produttore del PGS o di un esperto.

4) quali attori partecipano al PGS: gli obiettivi di certificazione espressi al punto 1 impongono il

coinvolgimento di soggettività dedite alla promozione dei diritti del lavoro e dei migranti, quali il sindacato

e le associazioni antirazziste.

a) Ha senso coinvolgere gli Enti locali? A quale livello? Con quale ruolo?

5) quali produttori partecipano al PGS: si partirà dalle reti già consolidate o avviate, come Le Galline Felici

o la cooperativa di Rosarno, con l’obiettivo di costituire una rete capace di accogliere altri produttori

desiderosi di produrre con modalità rispettose dell’ambiente e dei lavoratori, ovvero disponibili a

sottoscrivere il protocollo di garanzia da definire. L’adesione di un nuovo produttore al PGS avverrà in

base ad una procedura da definire, che prevederà in ogni caso almeno una visita preliminare presso

l’azienda e l’incontro diretto con i lavoratori.

a) Come identificare i limiti territoriali del PGS?

b) Il fatto che un produttore venda anche alla GDO costituisce un fattore discriminante?

6) come dare visibilità al PGS: il marchio verrà in prima istanza attribuito solo ad alcune tipologie di agrumi

concordate, non al produttore in quanto tale o ad altri suoi prodotti, Andranno definite le regole di

attribuzione del marchio: chi può attribuirlo, con quali modalità, per quanto tempo.

In generale si pone, fin dal livello della sperimentazione, il problema della disponibilità di risorse: costruire

e/o consolidare la rete ha comunque dei costi (rimborsi spese, viaggi, burocrazia, ecc.), può essere

necessaria la collaborazione di esperti o professionisti, è indispensabile una almeno minima attività di

comunicazione esterna (sito Internet, brochure, partecipazione ad eventi, ecc.). Dove reperire le risorse?

Autofinanziarsi (ovvero scaricare i costi sui partecipanti al PGS e/o sul prezzo dei prodotti) o cercare risorse

esterne? Con quali criteri eventualmente selezionare i finanziamenti esterni?

Tutti i predetti elementi andranno descritti in un documento espressamente approvato da tutti gli attori

coinvolti nel PGS, che costituirà il “protocollo di garanzia”; tale documento conterrà anche le regole per la

sua revisione.

martedì 1 giugno 2010

Sistemi di Garanzia Partecipata a Terra Futura


Relazione a TERRA FUTURA di Eva Torremocha
delegata europea IFOAM per i Sistemi di Garanzia Partecipata

Sistemi di garanzia partecipata fra agricoltori e consumatori (File PDF)


Firenze 30 maggio 2010
Incontro organizzato dall'Associazione La Fierucola
in collaborazione con ASCI Toscana, CTPB, Gruppi d'Acquisto Firenze


Vedi anche su www.kebuono.com

domenica 9 maggio 2010

Incontri della FIERUCOLA a TERRA FUTURA


TERRA FUTURA - FORTEZZA DA BASSO FIRENZE

CONTADINI
e
CITTADINI

INCONTRI RAVVICINATI DEL 1° TIPO


PALAZZINA LORENESE – PIANO TERRA
cura dell'associazione La Fierucola APS
in collaborazione con ASCI Toscana e CTPB

VENERDI 28 MAGGIO
ORE 15,00
COMPOST-ORTO SUL BALCONE
Stratagemmi di compostaggio per cittadini senza terra
con Giampietro Degli Innocenti – Assoc. La Fierucola

SABATO 29 MAGGIO
ORE 10,3O IDENTITA' E RICONOSCIMENTO DELL'ARTIGIANATO ECOLOGICO, CUSTODE DEI SAPERI TRADIZIONALI

ORE 15,30 LA CITTA' COMMESTIBILE: MODELLI DI PERMACULTURA URBANA
La ri – progettazione di edifici e spazi urbani secondo i principi della permacultura
con Saviana Parodi – Accademia Italiana di Permacultura

ORE 17,30
CASA CONTADINA E CITTADINI IN CAMPAGNA
Una guida per il recupero della ruralità in architettura con Ilaria Agostini – Assoc. La Fierucola – Università di Firenze

DOMENICA 30 MAGGIO

ORE 10,3O CAMMINARE INSIEME
Sistemi di garanzia partecipata fra agricoltori e consumatori in collaborazione con ASCI Toscana, CTPB, Gruppi d'Acquisto Firenze
con Eva Torremocha – delegata europea IFOAM per i Sistemi di Garanzia Partecipata

ORE 15,00
WORKSHOP DI APPROFONDIMENTO
sui sistemi di Garanzia Partecipata

martedì 20 aprile 2010

Incontro sulla garanzia partecipata all'interno della Agrifiera di Pontasserchio (PI)

Un saluto a tutti, ricordo e confermo che sabato prossimo 24 aprile alle 15:30 faremo un incontro sulla garanzia partecipata all'interno della fiera di Pontasserchio "L'agrifiera", vicino a Pisa. www.agrifieraonline.it

Sarà un momento per parlare al pubblico, alle aziende, ai Gas, tra noi, del sistema di garanzia partecipata.
Presenteremo il lavoro svolto fino ad adesso, parleremo di cosa significa, quali sono i limiti e le opportunità del nuovo sistema, ma soprattutto ci confronteremo con tutti coloro che interverranno, per iniziare nella maniera più condivisa possibile il percorso che ha preso avvio dopo l'incontro del 30 gennaio scorso a Scandicci.
Dovrebbe essere una via di mezzo tra un convegno e un gruppo di lavoro, approfittiamo dell'occasione e vediamoci.

ciao
Marco Bignardi

martedì 13 aprile 2010

FACCIAMO UN PATTO (dal Veneto)

Da http://coltivarcondividendo.blogspot.com/

UN GRAZIE IMMENSO A TUTTI COLORO (E SONO STATI TANTI) CHE OGGI SONO VENUTI ALLA MOSTRA DELLE SEMENTI ANTICHE A MEL.
QUANTO PRIMA FAREMO UN BREVE RESOCONTO DELLA INTENSISSIMA GIORNATA. PER ADESSO PUBBLICHIAMO "il PATTO" PRESENTATO QUESTO POMERIGGIO.
RICORDIAMO CHE E' POSSIBILE SIA INOLTRARE DELLE PROPOSTE DI INTEGRAZIONE CHE.. SOTTOSCRIVERLO (inviando una mail a: coltivarcondividendo@libero.it)

“FACCIAMO un PATTO”
…per l’uomo, l’ambiente, il territorio

E’ fondamentale che ogni territorio riesca ad esprimere appieno la sua potenzialità ed originalità e non si adegui a percorsi e strategie che hanno già dimostrato tutti i loro limiti e storture, con profitti per pochi e danni per molti.

Crediamo molto nell’ agricoltura biologica e biodinamica o che comunque segua disciplinari che mettono al bando i “prodotti chimici di sintesi”. Un agricoltura che favorisca la biodiversità naturale, coltivata ed allevata, il minor impatto ambientale possibile, che tuteli il paesaggio agrario tradizionale e scoraggi la “monocoltura intensiva”. Siamo nettamente contrari ad ogni forma di agricoltura intensiva che risulti dannosa per l’ambiente e per la salute, energeticamente inefficiente e lontana da ogni cultura della sostenibilità.

Crediamo molto nei “cammini condivisi”, costruiti attraverso la partecipazione e il coinvolgimento di tutti. Diffidiamo delle iniziative calate dall’alto senza il giusto coinvolgimento di chi vive nel territorio.

Crediamo molto nel “fare rete”, nel continuo scambio di informazioni e conoscenze, nel dar vita a luoghi (reali e virtuali), occasioni e situazioni di condivisione e costruzione volti a creare consapevolezza e diffondere conoscenza. Siamo convinti che la responsabilità per la tutela dell’ambiente e della salute vada condivisa e costruita insieme a chi produce e chi consuma.

Vogliamo diffondere informazione e promuovere la formazione, anche di alto profilo professionale. Abbiamo bisogno di mantenere intelligenze e conoscenze teoriche e pratiche legate ai nostri territori e quindi investire anche nel lavoro intellettuale.
Crediamo molto nella costruzione di un rapporto fiduciario, una conoscenza diretta, una condivisione costante tra agricoltori (ed eventuali associazioni che li rappresentano) e acquirenti (cittadini in proprio o costituiti in GAS o associazione), un interagire che consenta di progredire, un migliorarsi per tutti coloro che intraprendono questo cammino.

Crediamo molto in un economia sostenibile che persegua il “benessere” innanzitutto dei produttori agricoli che s’impegnano nel rispettare l’ambiente e nella produzione salubre, riconoscendo a loro il giusto prezzo per il loro lavoro, eliminando ogni forma di speculazione della filiera intermedia e quindi favorendo principalmente il rapporto diretto produttore-consumatore.
Crediamo sia fondamentale che elementi importantissimi quali: biologico, km zero, biodiversità, produzioni locali sino legati gli uni agli altri.. presi singolarmente hanno un peso e un senso decisamente inferiore (e a volte addirittura deleterio)

Crediamo che per cercare di conseguire questi obiettivi sia importante che venga stipulato:
“UN PATTO”
Che non è assolutamente statico e immutabile, ma che va costruito, aggiornato, integrato, da parte di tutti coloro che lo condividono e lo concretizzano giorno dopo giorno

Un “Patto” tra:

- aziende, piccoli produttori, auto-produttori biologici, biodinamici o che hanno rinunciato alla chimica di sintesi e loro associazioni e gruppi;
- Gruppi di Acquisto Solidale, cittadini acquirenti e associazioni;
- istituzioni scolastiche e formative, università, centri di ricerca specializzata;
- singolarità, associazioni, enti che condividono i punti di questo “Patto” e desiderano partecipare alla loro concretizzazione e affinamento
- negozi ed attività commerciali ed artigianali specializzati sui prodotti “biologici e biodinamici”;
- erboristerie e librerie specializzate nel settore del biologico;
- ristoranti, sagre, feste paesane..che promuovono o garantiscono menù completamente biologici e ottenuti con prodotti locali (magari di aziende che aderiscono al “Patto”).

Gli aderenti (aziende, piccoli produttori, auto produttori, cittadini) si impegnano

1. a produrre in maniera biologica certificata o comunque senza l’utilizzo di sostanze non consentite in agricoltura biologica
2. a sostenere il mercato locale promuovendo i propri prodotti principalmente presso il privato cittadino o gruppi di acquisto ed eventualmente nei settori economici in cui la rivendita sia indirizzata esclusivamente al consumatore finale (rivenditori al dettaglio, ristorazione in genere, mense aziendali..ecc..)
3. a sostenere la biodiversità coltivata ed allevata utilizzando varietà vegetali e razze animali locali
4. a tutelare la ricchezza paesaggistica e garantire l’accesso dei cittadini alla campagna
5. a chiedere per i loro prodotti un prezzo giusto, che tenga conto delle proprie necessità e di quelle di chi acquista
6. a fornire ai cittadini informazioni (sia teoriche che pratiche) relativamente ai propri metodi di produzione e al “mondo del biologico” e favorendo, possibilmente, l’attività multifunzionale (fattoria didattica, sociale, agrituristica)
7. a valutare l’ipotesi di fare degli sconti a chi sosterrà le loro iniziative a favore del biologico

I cittadini si impegnano

8. ad acquistare prodotti biologici certificati o comunque prodotti senza l’utilizzo di sostanze chimiche non consentite in agricoltura biologica, preferibilmente da aziende che hanno sottoscritto il patto
9. a privilegiare prodotti stagionali e locali
10. a sostenere la biodiversità coltivata ed allevata privilegiando varietà vegetali e razze animali locali
11. a riconoscere ai produttori un prezzo giusto per i loro prodotti, che tenga conto della professionalità, del tempo e della passione
12. a mettere a disposizione degli altri aderenti al “Patto” loro conoscenze, competenze, saperi

Altri che sottoscrivono e sostengono il “Patto” (i sostenitori del patto)

Chiunque vuole sostenere le finalità di questo “patto” (Enti, Associazioni, Comitati, singoli cittadini..) si impegna a mettere a disposizione le proprie conoscenze e competenze al fine di conseguire i risultati del “patto” stesso, a divulgarne la conoscenza, i contenuti e le finalità

Sono previsti periodici incontri per valutare l’efficacia delle iniziative intraprese e a promuovere attività

P.S. Le aziende che aderiscono al “patto” e non hanno la certificazione “bio” dovranno sottoscrivere un disciplinare in cui si impegnano a non usare prodotti chimici di sintesi, E’ previsto di attivare una serie di iniziative di “certificazione partecipata” o “di gruppo” (oltre a uno scambio di conoscenze e informazioni) per aiutare soprattutto le aziende di piccole dimensioni e gli auto produttori a veder riconosciuta la loro “coltivazione/produzione”

In questo blog verranno pubblicate le iniziative proposte ma anche informazioni, esperienze e l’elenco degli aderenti al “patto”

domenica 28 marzo 2010

SI E' COSTITUITO IL GRUPPO DEL MUGELLO

 
Martedì 16 a Borgo S.Lorenzo si è costituito il gruppo garanzia partecipata del Mugello.
 
Erano presenti i  produttori:
-Saverio Nannini   Via Ampinana 21  Vicchio . Produce orticole, frutta, olio....
-Sven Rho  Via Villore 205  Vicchio.   Produce marroni
-Emiliano Lascialfari  Fraz. Cornocchio Vivaio Lago Verde Barberino di Mugello. Produce ortaggi.
-Giovanni Maggiorelli- Vaglia.  Produce ortaggi
-Piero Puggioni   Az. Agr. Il Farnetino  Vicchio. Produce frutta ortaggi marroni cereali legumi, pasta..
-Francesco Boldrini  Loc. Il Monte Via di Paterno  Vicchio.  Olio e ospitalità rurale.
 
Per i consumatori:
Rossella Mori   GAS  Vicchio
Natalia Marcuzzi  GAS  S.Piero
Alessandra Alleva   GAS S.Piero
Davide Mugnaini   Molino a gas  (Molin del Piano)
 
E' stato un primo incontro per conoscersi e aggiornarsi sul progetto garanzia partecipata. I produttori, alcuni con certificazione di terza parte, altri autocertificati, si sono tutti dichiarati interessati e disposti ad impegnarsi sul progetto con la collaborazione dei consumatori della zona.
Si è deciso di reincontrarsi il 28/4 nella stessa sede per un decidere un calendario delle visite aziendali e le caratteristiche di quest'ultime.

mercoledì 17 marzo 2010

23 marzo. Incontro su GARANZIA PARTECIPATA nel Chianti senese

 
Agli agricoltori bio del Chianti senese--- Siena
Ai consumatori interessati singoli o organizzati in GAS

ASCI-Toscana, Coordinamento Toscano Produttori Bio, e ass.La Fierucola per il 2010 hanno deciso di avviare un percorso sperimentale di certificazione partecipata su scala regionale per gli agricoltori che utilizzano metodi di produzione bio. Si tratta di un sistema di garanzia per il consumatore (e i produttori) utilizzato in Europa e nel mondo soprattutto per le piccole aziende che fanno vendita diretta.

In estrema sintesi la verifica aziendale verrà effettuata da un gruppo locale misto di agricoltori e consumatori che vivono e lavorano nella stessa zona del produttore in questione. Durante la visita che avverrà secondo i criteri e le modalità che deciderà ciascun gruppo locale, verrà compilata una griglia di valutazione da consegnare al gruppo di coordinamento del progetto. Attualmente il gruppo di coordinamento sta elaborando i criteri che saranno presenti nelle griglie di valutazione, a partire dagli standard minimi previsti da IFOAM per l’agricoltura bio.

I vantaggi che la certificazione di questo tipo presenta sono molti e importanti:
- Per i produttori- forte diminuzione dei costi certificazione
- Verifica aziendale che si svolge fra pari e con la presenza attiva dei consumatori
che possono eventualmente essere interessati all’acquisto delle produzioni.
I problemi di ciascuna azienda saranno condivisi e sarà più facile trovare le soluzioni .
Per ciascuna azienda sarà più facile stabilire nuove relazioni e avviare momenti informativi con i consumatori. Miglioreranno i rapporti e le conoscenze fra i produttori di una data zona.
Sarà possibile per i produttori del gruppo creare momenti di aggiornamento professionale su metodiche di produzione, trattamenti, reperimento di sementi e quant’altro.

-Per i consumatori- Sarà più facile entrare in relazione con i produttori, approfondire i contatti esistenti e crearne di nuovi
- Saranno più comprensibili i problemi e i costi legati alla produzione.
- Potranno più facilmente avviare con i produttori accordi di produzione.
- Riguardo ai prezzi sarà possibile avviare con i produttori verifiche e analisi direttamente alla produzione.

In generale poi per entrambi soggetti coinvolti, le relazioni che si avviano possono facilitare lo sviluppo di altreconomie legate ai concetti di solidarietà e sostenibilità.
L' incontro per la formazione del gruppo locale si terrà il 23 marzo, ore 17 da Gigliola e Giovanni Menchetti – Apicoltura Palazzetto – Casole d'Elsa tel 0577948401.
Gli interessati sono pregati di confermare la loro presenza entro il 20 marzo.
Si prega di far girare questo avviso anche tra i produttori bio non certificati e che ritenete possano essere interessati all'iniziativa.

Contiamo anche sulla vostra presenza. Grazie per l’attenzione.

Info.
Gigliola Freschi 0577948401 giovanni.menchetti@alice.it
Francesca Galassini 3207749047 frencisgalassini@yahoo.it
Duccio Fontani 3393679928 duccio2002@libero.it

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venerdì 12 marzo 2010

Incontro di domenica 7 marzo


Domenica 7 marzo ci siamo visti in un piccolo gruppo per avviare il lavoro che definirà nel corso di questo anno i regolamenti alla base di questo progetto di garanzia partecipata.
E’ il caso di sottolineare che si tratta di un progetto che prevede una fase sperimentale, quindi ci saranno sicuramente aggiustamenti e adattamenti in corso d’opera.
Il cambiamento del nome del progetto da certificazione a garanzia partecipata è un primo esempio di questo modo di procedere.

Il documento di IFOAM Partecipatory Guarantee Systems Guidelines (how PGS can develop and function) illustra chiaramente quali sono gli elementi alla base di un PGS e nella discussione si è seguito quella traccia.




  1. Si attribuisce il PRINCIPIO DELLA RESPONSABILITA’ COLLETTIVA alla partecipazione di produttori e consumatori nella procedura di garanzia di un metodo di produzione tramite meccanismi TRASPARENTI e CREDIBILI.



  1. Esiste una CONDIVISIONE fra i partecipanti al progetto delle MOTIVAZIONI di fondo: equità e giustizia, promozione dei valori comunitari locali, riduzione burocrazia e costi.



  1. Si adottano o si costruiscono ex novo i:
1 - DISCIPLINARI DI PRODUZIONE
2 – CRITERI DI AMMISSIONE per i produttori
3 - Una DOCUMENTAZIONE cartacea ridotta
4- Si organizza e struttura il RUOLO dei CONSUMATORI

Dati per acquisiti i punti A e B si è deciso per il punto C1 al momento di considerare per validi gli standard europei di legge per l’agricoltura bio come requisiti minimi per le varie produzioni e nel corso dell’anno valutare la possibilità di modificarli studiando i regolamenti di altre associazioni italiane e straniere che hanno costituito dei PGS.
Per il punto C2 si sono al momento individuati i seguenti punti fondanti per l’accesso al sistema:
a)-prevalenza sostanziale di vendita diretta nei mercati locali o ai consumatori organizzati o meno nei GAS. La vendita in azienda o ai GAS di prodotti di altri produttori tal quali o trasformati deve essere dichiarata e verificabile dal consumatore in tutti i casi.
b)- questo sistema di garanzia si applica ai piccoli produttori singoli o a dimensione familiare. Sono accettate anche forme associative che conducono comunque una singola unità produttiva con le caratteristiche di cui al punto precedente.
c)- tutta l’unità produttiva e la sua intera produzione devono entrare nel sistema di garanzia.

Al punto C3 si prevede che la documentazione cartacea comunque ridotta dovrà comprendere:
a)- standard produttivi di riferimento
b)- dati aziendali a cura del produttore (superfici con rif. catastali, produzioni per l’annata in corso, concimazioni, trattamenti, irrigazione…),anche attraverso la compilazione del quaderno di campagna.
c)- MANUALE OPERATIVO del PGS che definisca la procedura per la visita annuale del produttore, ruoli e responsabilità dei vari soggetti (C4), conseguenze chiare e definite per i trasgressori,
caratteristiche e gestione di un eventuale marchio, definizione dei costi del sistema.
I suddetti punti sono stati solo enumerati e costituiranno argomento dei prossimi incontri.

Al punto C4 è stato sottolineato che la presenza dei consumatori nel sistema permetterà di avviare anche altre attività (osservatorio sui prezzi, accordi di produzione, etc.) decise dai gruppi locali.

mercoledì 10 marzo 2010

Approvazione del Ddl 'recante norme per “la valorizzazione dei prodotti agricoli provenienti da filiera corta e di qualità”

http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/farmer_market/index.html
  
SCHEMA DI DISEGNO DI LEGGE RECANTE NORME PER LA VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI PROVENIENTI DA FILIERA CORTA E DI QUALITÀ.


SCHEMA DI DISEGNO DI LEGGE RECANTE NORME PER LA VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI PROVENIENTI DA FILIERA CORTA E DI QUALITÀ.
ART. 1
(Finalità)
1. La presente legge, ferme restando le norme in materia di sicurezza alimentare, definisce i principi fondamentali in materia di mercati agricoli riservati alla vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli, promuove la domanda e l’offerta dei prodotti agricoli a chilometro zero, provenienti da filiera corta, e dei prodotti agricoli di qualità, nonché lo sviluppo locale e una migliore conoscenza delle caratteristiche dei processi di trasformazione e delle tradizioni produttive e persegue i seguenti obiettivi:
a) stabilire i requisiti uniformi e gli standard per la realizzazione dei mercati agricoli riservati alla vendita diretta degli imprenditori agricoli, anche in riferimento alle modalità di vendita e alla trasparenza dei prezzi, alla sicurezza alimentare, alla tracciabilità dei prodotti agricoli e del percorso chilometrico, con preferenza dei prodotti agricoli che abbiano un legame con il territorio di produzione;
b) promuovere la conoscenza e il consumo di prodotti agricoli ottenuti nel rispetto dell’ambiente o legati alla tradizione e alla cultura rurale;
c) incentivare, a mezzo delle attività delle pubbliche amministrazioni competenti, la diffusione e il successo dei mercati agricoli di vendita diretta nell’interesse dei consumatori finali.
ART. 2
(Definizioni)
1. Ai fini della presente legge si intende:
a) per ‘imprenditore agricolo’, gli imprenditori agricoli iscritti nel registro delle imprese;
b) per ‘mercato agricolo di vendita diretta’, le aree pubbliche o private destinate all’esercizio dell’attività di vendita diretta dei prodotti agricoli da parte dei soli imprenditori agricoli;
c) per ‘disciplinare di mercato’, il documento che regola le modalità di vendita del mercato agricolo di vendita diretta;
d) per ‘prodotti agricoli a chilometro zero’, i prodotti agricoli provenienti da areali di produzione appartenenti all’ambito regionale in cui è ubicato il mercato agricolo di vendita diretta situati ad una distanza non superiore a 50 chilometri dal luogo in cui è effettuata la vendita ovvero ove è ubicato il mercato;
e) per ‘prodotti di qualità’, i prodotti agricoli di cui sia dichiarata la qualità ai sensi della normativa comunitaria.
ART. 3
(Riserva degli spazi per la vendita dei prodotti agricoli a chilometro zero provenienti da filiera corta e dei prodotti di qualità)
1. I comuni, fatte salve le disposizioni emanate dalle regioni, riservano agli imprenditori agricoli, esercenti la vendita diretta di prodotti agricoli di cui all’articolo 4 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, e successive modificazioni, almeno il 20 per cento del totale dei posteggi nei mercati agricoli al dettaglio situati in aree pubbliche.
2. Al fine di favorire l’acquisto e il consumo di prodotti agricoli a chilometro zero provenienti da filiera corta e di prodotti di qualità nonché di assicurare un’adeguata informazione ai consumatori sull’origine e sulle specificità dei prodotti stessi, le strutture commerciali possono riservare alla vendita di tali prodotti almeno il 30 per cento della superficie totale.
3. La vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli esercitata in occasione di sagre, fiere, manifestazioni a carattere religioso, benefico o politico, non è soggetta alla comunicazione di cui all’articolo 4, comma 4, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228.
ART. 4
(Agevolazioni in materia edilizia)
1. Le regioni possono prevedere una riduzione del 50 per cento del contributo per il rilascio del permesso di costruire o di altri atti autorizzatori o concessori in materia di edilizia o urbanistica per le grandi strutture di vendita e per i centri commerciali nei quali si esercita anche la vendita di prodotti agricoli e che, all’atto della richiesta, si impegnano a porre in vendita prodotti agricoli a chilometro zero provenienti da filiera corta e prodotti di qualità in misura non inferiore, in termini di valore, al 30 per cento delle produzioni agricole complessivamente acquistate su base annua.
2. La violazione dell’impegno di cui al comma 1 nei cinque anni successivi al provvedimento di accoglimento della richiesta, comporta il pagamento integrale del contributo con un tasso di interesse superiore di due punti a quello legale decorrente dalla data di concessione delle agevolazioni previste dal medesimo comma 1.
ART. 5
(Condizioni per la vendita nei mercati agricoli di vendita diretta)
1. Possono esercitare la vendita diretta nei mercati agricoli definiti all’articolo 2, gli imprenditori agricoli iscritti nel registro delle imprese che rispettino le seguenti condizioni:
a) vendita nei mercati agricoli di vendita diretta di prodotti agricoli ottenuti in Italia provenienti dalla propria azienda o, nel caso di impresa in forma societaria, dall’azienda dei soci imprenditori agricoli, anche ottenuti a seguito di attività di manipolazione o trasformazione, ovvero anche di prodotti agricoli di provenienza extra-aziendale nel rispetto del limite della prevalenza di cui all’articolo 2135 del codice civile;
b) possesso di documentazione, anche fiscale e contabile, idonea a comprovare la provenienza dei prodotti agricoli posti in vendita come stabilito nella lettera a) e a consentire lo svolgimento dell’attività di controllo di cui all’articolo 6.
2. L’attività di vendita all’interno dei mercati agricoli di vendita diretta è esercitata dai titolari dell’impresa, ovvero dai soci in caso di società agricola, di società di persone o società a responsabilità limitata, costituite da imprenditori agricoli, che esercitano esclusivamente le attività dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione di prodotti agricoli ceduti dai soci, dai relativi familiari coadiuvanti, dal personale dipendente di ciascuna impresa, nonché da società di servizi specificamente incaricate.
3. Non possono esercitare l’attività di vendita diretta gli imprenditori agricoli, singoli o soci di società di persone e le persone giuridiche i cui amministratori abbiano riportato, nell’espletamento delle funzioni connesse alla carica ricoperta nella società, condanne con sentenza passata in giudicato, per delitti in materia di igiene e sanità o di frode nella preparazione degli alimenti nel quinquennio precedente all’inizio dell’esercizio dell’attività. Il divieto ha efficacia per un periodo di cinque anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna.
ART. 6
(Istituzione di mercati agricoli di vendita diretta)
1. I comuni, anche consorziati o associati, possono istituire i mercati agricoli di vendita diretta che soddisfano gli standard di cui alla presente legge. Nel rispetto dei medesimi standard, i mercati agricoli possono essere costituiti anche su iniziativa degli imprenditori singoli, associati o attraverso le loro associazioni di categoria previa presentazione di una dichiarazione di inizio attività, contenente l’impegno al rispetto delle disposizioni di cui alla presente legge, e del disciplinare di mercato di cui all’articolo 2 della presente legge. Il mercato agricolo può iniziare ad operare decorsi trenta giorni dal ricevimento della dichiarazione da parte del comune nel cui territorio è situato il mercato agricolo e la gestione dello stesso può essere demandata a società specificamente incaricate.
2. I comuni danno comunicazione dell’istituzione dei mercati agricoli di vendita diretta agli assessorati all’agricoltura delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano.
3. Le regioni, con cadenza semestrale, comunicano al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali i dati relativi alla istituzione dei mercati agricoli di vendita diretta.
4. L’esercizio dell’attività di vendita all’interno dei mercati agricoli di vendita diretta, in conformità a quanto previsto dall’articolo 4 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e dall’articolo 4 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, non è assoggettato alla disciplina sul commercio.
5. Il mercato agricolo di vendita diretta è soggetto all’attività di controllo del comune nel cui ambito territoriale ha sede, nonché del Corpo forestale dello Stato e degli altri organi di polizia. L’attività di controllo è finalizzata ad accertare il rispetto delle disposizioni di cui alla presente legge e del disciplinare di mercato, e, in caso di più violazioni, commesse anche in tempi diversi, può essere disposta la chiusura del mercato.
ART. 7
(Modalità di vendita e qualità dei prodotti agricoli)
1. Nei mercati agricoli di vendita diretta conformi alle norme igienico-sanitarie di cui al regolamento n. 852/2004 CE del Parlamento e del Consiglio del 29 aprile 2004 e soggetti ai relativi controlli da parte delle autorità competenti, sono posti in vendita esclusivamente prodotti agricoli conformi alla disciplina in materia di igiene degli alimenti, etichettati nel rispetto della disciplina in vigore per i singoli prodotti agricoli e con l’indicazione del luogo di origine territoriale e dell’impresa produttrice.
ART. 8
(Attività consentite nei mercati agricoli di vendita diretta)
1. All’interno dei mercati agricoli di vendita diretta è ammesso l’esercizio dell’attività di trasformazione dei prodotti agricoli da parte degli imprenditori agricoli nel rispetto delle norme igienico-sanitarie vigenti.
ART. 9
(Attività di informazione)
1. I comuni, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nell’ambito delle ordinarie dotazioni di bilancio, promuovono azioni di informazione per i consumatori sulle caratteristiche qualitative dei prodotti agricoli posti in vendita nei mercati agricoli di vendita diretta.
ART. 10
(Monitoraggio)
1. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, d’intesa con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, effettua, nell’ambito delle ordinarie dotazioni di bilancio, un monitoraggio annuale dei mercati agricoli di vendita diretta.
ART. 11
(Regioni a statuto speciale e province autonome di Trento e di Bolzano)
1. Le disposizioni della presente legge si applicano anche alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano, in quanto compatibili con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.
ART. 12
(Clausola d’invarianza finanziaria)
1. Dall’attuazione delle disposizioni contenute nella presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.